La fibromialgia è una patologia reumatica a carico dell’apparato osteo-articolare che colpisce muscoli, fibre tendinee e legamenti, provocando una notevole sintomatologia dolorosa.
A differenza dell’artrite, questa malattia non provoca alcuna degenerazione delle strutture anatomiche interessate, e per questo, solitamente non risponde a trattamenti con i tradizionali farmaci antinfiammatori (FANS).
Quali sono i sintomi della fibromialgia
I sintomi che caratterizzano questa sindrome sono numerosi e spesso, quando presenti contemporaneamente, si potenziano vicendevolmente amplificando il dolore e creando notevoli disagi al paziente.
Di seguito i principali sintomi:
– dolore diffuso che tende alla cronicità (iperalgesia);
– aumentata tensione delle fibre muscolari;
– rigidità articolare e deambulatoria;
– astenia (debolezza muscolare generalizzata);
– sindrome del colon irritabile;
– disturbi del bioritmo sonno-veglia;
– ansia e depressione;
– disturbi da stress (sindrome post-traumatica da stress).
Quali sono le cause della fibromialgia
Anche se la causa di tale malattia non è stata ancora identificata con assoluta certezza, la sua patogenesi sembra essere collegata a numerosi fattori; si parla appunto di genesi multifattoriale che provoca l’insorgenza del disturbo.
L’unica certezza a tal riguardo conferma che, come fattore scatenante, di solito ci sia stato un fattore traumatico di natura organica oppure psichica, da cui è derivato in seguito il complesso dei sintomi.
I fattori coinvolti sono di tipo:
– biochimico;
– neurochimico;
– genetico;
– ormonale;
– ambientale;
– psico-emotivo.
Chi soffre di fibromialgia tende ad amplificare la percezione del dolore, probabilmente per fenomeni di diminuita inibizione, e quindi condiziona il cervello nell’elaborazione della sensibilità dolorifica.
La causa predisponente, come accennato, è di solito un trauma di natura fisica, un disturbo infiammatorio oppure un intervento chirurgico, tutte situazioni che innescano un meccanismo di evidente stress psicologico collegato al dolore.
Come conseguenza il paziente incomincia ad avvertire una sensazione amplificata di dolore relativa a determinati atteggiamenti posturali oppure locomotori, che non sempre corrisponde alla realtà.
Nella genesi della fibromialgia, un ruolo di primaria importanza è quello relativo al funzionamento del sistema nervoso; si tratta infatti di un disturbo relativo all’elaborazione del dolore che provoca numerose anomalie neurobiologiche.
Pertanto viene classificata come una sindrome correlata ad un’errata comunicazione intercellulare.
Quali sono i principali fattori predisponenti della fibromialgia
Una delle teorie maggiormente accreditate è quella secondo cui esista un’imperfetto funzionamento dei neurotrasmettitori, forse mediato da sostanze ormonali.
I principali fattori predisponenti della fibromialgia sono i seguenti:
– forti stress di tipo esogeno (ambientale) oppure endogeno (soggettivo) che modificano il funzionamento dei neurotrasmettitori adrenalina, noradrenalina, serotonina e dopamina, e tali sostanze amplificano la percezione del dolore;
– modificazioni funzionali dell’apparato endocrino, con alterata secrezione degli ormoni;
– iperfunzionalità del sistema nervoso ortosimpatico con alterazione nell’interpretazione degli stimoli dolorosi;
– stress fisico o emotivo, che agiscono potenziando la sensibilità dolorifica;
– traumi fisici in seguito ad incidenti oppure come conseguenza ad interventi chirurgici;
– alterazioni della sintesi ormonale, soprattutto a livello dell’asse ipotalamo-ipofisaria che, a sua volta, interferisce con la funzionalità delle ghiandole surrenali, innescando un’incremento nella sintesi di cortisolo;
– alterazione del ritmo sonno-veglia;
– predisposizione famigliare (ipotesi di trasmissione poligenica);
– mutazioni genetiche del corredo cromosomico del soggetto;
– alcune patologie, come mononucleosi, patologie virali, morbo di Lyme.
Trattamento della fibromialgia
Per impostare un corretto protocollo terapeutico è necessario effettuare preventivamente una diagnosi corretta mediante gli approfondimenti clinici che il neurologo ritiene opportuni.
I trattamenti farmacologici prevedono l’impiego di alcuni principi attivi efficaci nei confronti del dolore cronico.
Vengono poi anche impiegati gli antidepressivi principalmente triciclici da soli o in associazione con benzodiazepine.
Un altro approccio terapeutico prevede l’assunzione di farmaci miorilassanti e di altri inibitori della ricaptazione della noradrenalina.
Si sono dimostrati particolarmente efficaci gli analgesici come il tramadolo ed il paracetamolo.
Poiché questa malattia è caratterizzata da iperstimolazione delle fibre muscolari, si possono utilizzare anche farmaci antiepilettici, come il gabapentin.
Le terapie fisiche come termoterapia, ionoforesi e TENS possono sortire risultati incoraggianti.
Infine, un approccio estremamente valido si è rivelato quello relativo all’alimentazione.

10 alimenti da non consumare in caso di fibromialgia
1. Zuccheri raffinati
Sono sostituibili con carboidrati grezzi, molto più adatti in caso di questa patologia in quanto non affaticano l’apparato digerente né il pancreas interessato alla produzione di insulina.
2. Carne rossa
Da sostituire con proteine di origine vegetale (soia, seitan, tofu o germe di grano) oppure proteine di origine animale come quelle derivanti da pesce, uova e latticini, e raramente da carni bianche (pollame e coniglio).
3. Sale
Deve essere ridotto al minimo per evitare dannosi sbalzi di pressione ed anche l’insorgenza di fenomeni di ritenzione idrica, molto pericolosi per l’apparato osteo-articolare.
4. Caffè e tè
In quanto contenenti caffeina e teina, che sono due principi attivi eccitanti, che possono acuire la sensibilità nervosa già estremamente elevata in questa malattia.
5. Bevande alcoliche
In quanto l’alcol potenzia l’eccitabilità cellulare contribuendo ad aumentare la sensibilità propriocettiva.
6. Olio
Per la sua azione infiammatoria e per lo scarso contenuto di acidi grassi omega-6 e omega-3, gli oli da cucina non sono indicati in presenza di sindromi infiammatorie come la fibromialgia.
7. Latte e latticini
Il latte è un prodotto fortemente allergenico, che può scatenare violente reazioni infiammatorie e che pertanto non è consigliabile in caso di fibromialgia che è appunto un disturbo di tipo infiammatorio.
8. Grani raffinati
Tutti i prodotti da forno che impiegano grani raffinati, non contengono fibre e vitamina B, inoltre hanno un indice glicemico elevato e possono accelerare il decorso di alcune malattie degenerative come la fibromialgia.
9. Additivi alimentari
Tutti i coloranti ed additivi alimentari di sintesi sono assolutamente controindicati nelle patologie di natura infiammatoria in quanto possono scatenare delle reazioni avverse per la presenza di glutammato monosodico ed aspartame.
10. Alimenti industriali
Gli alimenti industriali contengono elevate concentrazioni di grassi idrogenati; si tratta di molecole lipidiche nocive che aumentano la probabilità di insorgenza di alcune sindromi infiammatorie, a carico dell’apparato intestinale e del sistema osteo-articolare. Questa azione potenziante sulle malattie degenerative si è rivelata particolarmente pericolosa per soggetti portatori di fibromialgia, per questo motivo sono assolutamente sconsigliati tutti gli alimenti fast food, le merendine, gli snack e la maggior parte dei cibi fritti o conditi con intingoli ricchi di lipidi.